Abou Ekassim Britel e l’orologio rubato

Stanotte non dormo, non ci riesco. Succede di rado, così ho aggiornato Giustizia per Kassim.

C’è un piccolo tarlo che mi rode da quando ho parlato con una sorella di Kassim, dopo un messaggio drammatico in cui mi scriveva come lo avevano torturato nel trasferimento alla prigione di Kenitra.
Tra gli oggetti sottratti lei insisteva sulla “montre” e pensavo all’orologio da polso, ma durante la conversazione mia cognata ci torna e parla dell’orologio che stava sul muro della cella.

Tempo fa Kassim mi chiese di comprarlo, il vecchio non funzionava più: “Mi raccomando, non troppo grande”.
Un giro nel mercato della medina e in qualche negozio, trovavo solo vistosi orologi da parete.
Tornai ad Oukasha a mani vuote, gli descrissi quel che avevo visto, prendendo come misura un foglio di A4, volevo capire se potevano andare bene. Tutti troppo grandi secondo lui. Cercai ancora, era difficile accontentarlo.
Alla fine mi decisi per uno bianco, appena più ridotto, con un display a grandi numeri per l’ora e un altro per la temperatura.
Kassim disse subito: “Khadija, è troppo bello e troppo grande, come lo appenderò?”. Lo osservò e vide l’indicatore della temperatura, ne immaginò immediatamente l’utilità per lui divenuto così freddoloso e delicato.
Come sempre s’industriò e riuscì ad attaccarlo. Ci si affezionò e ne aveva cura.
Spesso tornava nelle nostre conversazioni. “Come stai?” “Fa caldo?” “Senti freddo?”, e Kassim pronto mi diceva quanti gradi segnava il suo orologio nelle varie ore del giorno, o il giorno prima. Era una specie di gioco, mi affrettavo a leggere le temperature sul pc per non essere da meno.

Lui si è lamentato con la sorella. Soffre di quest’ennesima perdita, forse perché gliel’ho regalato io, e magari fissandolo a lungo riusciva ad immaginarsi nella nostra casa. O più semplicemente, quando sei detenuto ogni piccola proprietà è un bene prezioso.

Penso a Kassim, a questa lunga separazione forzata, agli anni di trascorsi e a quelli che verranno. Sento la sua mancanza, da troppo non gli parlo.
In questi giorni convivo a fatica  con il dolore per quello che gli hanno fatto, come se quello che ha subito in passato non fosse stato già troppo.
Vorrei poterlo guarire, vorrei fare qualcosa per sollevare lui e me dall’umiliazione, così mi tengo stretti i tanti ricordi buoni che abbiamo, e tutto il rispetto che gli porto.
Per il prossimo viaggio penserò a comprare un orologio da parete bianco.

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2 risposte a Abou Ekassim Britel e l’orologio rubato

  1. ksakinah ha detto:

    Mashallah sorella mia,sempre così dolce e delicata….Mashallah……..inutile dire quanto mi sono commossa.

  2. khadijabritel ha detto:

    Grazie, sorella.

    Sai quanto io eviti di far commercio dei miei sentimenti e temo sempre di caderci, visto che è così diffuso in Italia.Non riesco più a tacere il mio dolore, ma spero di non far mai spettacolo, che la nostra vita e la nostra intimità sono state già troppo indagate e violate.La verità è che sono in pena pe la mancanza di notizie.Oggi pomeriggio il Console dovrebbe visitare Kassim. 

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