Dalla serata di giovedì si susseguono voci della concessione di grazia reale ad un gruppo di cosiddetti “salafistes”.
Immediata la reazione in diverse carceri: Salé, Kenitra, Fez, Oujda, Tiflit, Al Jadida, Agadir.
Si chiedono ancora giustizia, revisione dei processi, liberazione in tempi brevi.
Indicati dalle autorità come membri della “salafiya”, anche se di formazione e idee diverse, i prigionieri sono accomunati dai lunghi anni di sofferenze e di vessazioni vissuti da loro e dalle famiglie, come si racconta in questo blog dedicato a Abou Elkassim Britel.
Oggi 18 marzo, l’avvocato Mohammed Sebbar, nominato lo scorso 3 marzo segretario del CNDH (Conseil National des droits de l’Homme), si è recato a Salé e a Kenitra dove ha parlato con delegazioni dei detenuti.
Sebbar ha ascoltato le loro richieste.
Ha risposto che al momento non dispone ancora di uno staff che lo supporti nel lavoro, che la sua visita non intende porre fine alle proteste, che come avvocato di parecchi “islamistes” conosce le ingiustizie e le iniquità dei processi, che non sarà possibile trattare tutti i casi in un blocco unico, che ci sono situazioni differenti e che questo richiederà del tempo.
È conscio che la maggior parte di loro è innocente, che molti dovrebbero già essere liberi perché hanno superato i 2/3 di pena, che c’è una forte opposizione ad una soluzione di giustizia che ritiene di poter superare e che entro qualche giorno vuole dimostrare che le sue non sono solo parole.
Una missione difficile per l’avvocato Sebbar, da sempre impegnato per i diritti umani.
Lo stato di agitazione continua, i prigionieri dentro, mentre le famiglie sono riunite in sit-in davanti al cacere di Salé.
Il 20 marzo sono convocate altre manifestazioni per chiedere più diritti ed un vero cambiamento nel paese. Una delle richieste è anche quella di giustizia per i detenuti islamici.
Per notizie (ad es., la repressione di polizia del 13 marzo a Casablanca) e approfondimenti consigliamo ancora (r)umori dal Mediterraneo, il blog di Jacopo Granci, che ci aiuta a capire la realtà marocchina.